Mi riferisco a Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi.
Ecco la recensione:
Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore
Melfi del 2016. Con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe,
Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Glen Powell, Mahershala
Ali, Aldis Hodge. (127 min. ca.)
Negli anni '60, Katherine Johnson (Henson), Dorothy
Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe), tre donne
di colore, aiuteranno la NASA nelle imprese spaziali e diventeranno
figure di rilievo all'interno dell'agenzia rompendo le barriere e di
fatto eliminando i pregiudizi razziali.
Commedia
drammatica/biografica che tratta una parte di storia americana
praticamente sconosciuta da noi.
Purtroppo però, fin da subito,
nonostante la brillantezza e qualche trovata - anche simpatica o
efficace - qua e là, dimostra di essere un prodotto didascalico,
edulcorato e buonista.
La storia si fa seguire, coinvolge anche, ma
si capisce subito che vuole fare la morale. Questo suo essere
americano fino al midollo risulta stucchevole.
Il cast è molto in
parte. Se Octavia Spencer è brava (ma non così brava da essere
nominata all'Oscar), sicuramente Taraji P. Henson, la protagonista,
meriterebbe più considerazione. Ritroviamo un Kevin Costner in forma
nei panni del "bianco buono", una Kirsten Dunst nella parte
dell'odiosa e razzista (credibile a dire il vero), un Jim Parsons
spaccone che alla fin fine deve ammettere la superiorità della sua
collega di colore.
Un film che mira forse ad essere il nuovo The Help (non a caso c'è Octavia Spencer che per quella pellicola
aveva vinto l'Oscar) ma non ne ha lo stile. Candidato anche come Miglior Film, fa parte di quella "quota black"
necessaria per sfatare le dicerie sull'Academy dopo le polemiche
dell'anno scorso scatenate da Spike Lee.
Ed è un film
acchiappa-Oscar. Politicamente corretto, coraggioso fino ad un certo
punto (ci sono troppi cliché, troppe trovate a tavolino), col pezzo
soul/jazz/gospel (la colonna sonora è curata principalmente da
Pharrell Williams) giusto al momento giusto. Ed edificante fine a se
stesso. Il fatto, come menzionato, che sia apertamente di parte non sarebbe un problema: sono i toni, la fattura del prodotto ad esserlo.
Eppure Melfi aveva dimostrato uno humor molto più tagliente
e più cinico nel tenero e divertente St. Vincent*. In
questo caso, purtroppo, le battute più dure e significative si
disperdono in un mare di melassa. E lo spettatore è pilotato verso
determinate emozioni dovute ai continui colpi bassi. Piacevole a
tratti ma non basta. Sicuramente un film non da Oscar.
Da vedere per
curiosità però. Consigliato a metà.
*Mia recensione
Voto: **1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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