Mi riferisco a Chi giace nella mia bara? di Paul Henreid.
Ecco la recensione:
Chi giace nella mia bara? (Dead Ringer) di Paul
Henreid del 1964. Con Bette Davis, Karl Malden, Peter Lawford, Philip
Carey, Jean Hagen, George Macready, Estelle Winwood, George Chandler,
Mario Alcalde, Cyril Delevanti, Monika Henreid, Bert Remsen, Charles
Watts, Ken Lynch. (115 min. ca.)
Edith e Margaret (Davis) sono due sorelle gemelle
che si rivedono dopo anni al funerale del marito di quest'ultima, che
in passato era stato però anche il grande amore di Edith. Edith
infatti non ha mai perdonato che la sorella gliel'abbia portato via,
così decide di liberarsene e di spacciarsi per lei (è ricca, al
contrario suo). Non filerà tutto liscio, anzi, le cose si
complicheranno pian piano.
Film che pare quasi un rifacimento de L'anima e il volto* - anche se è tratto da un altro
soggetto già portato sul grande schermo -, sempre con Bette Davis
nel doppio ruolo delle gemelle.
Qui però i toni sono diversi (è un
thriller/giallo), non è una mera storia d'amore e sia l'una che l'altra
sorella sono vendicative allo stesso modo (non una dolce e mansueta e
l'altra perfida).
Tuttavia sono presenti molti elementi in comune. A
partire dalla pettinatura di Bette o dagli effetti speciali
straordinari per l'epoca: una lancia una stola all'altra, le tira giù
la lampo o le toglie dalle mani l'assegno gettandolo a terra e la
spinge sulla sedia a dondolo (nello stesso frame). Particolari
irresistibili e divertenti ancora oggi perfino per uno spettatore più
scafato.
L'intreccio però è molto più contorto (ma non
incomprensibile: sembra quasi contemporaneo), la sceneggiatura più
solida. C'è la gelosia, la ripicca, un doppio triangolo amoroso
(meglio non svelare di più perché la sorpresa in questo caso è
importantissima), la verità taciuta e soprattutto la suspense.
Tutto
è giocato sull'ambiguità. Non solo riguardante la somiglianza tra
gemelle, quanto per gli sguardi di Edith/Margaret e successivamente
tra chi le sta attorno e per forza di cose sospetta: la servitù ad
esempio. Un po' alla Hitchcock dunque (anche per gli ambienti. Le
scalinate, l'uso delle luci ed ombre. Ottimo anche il B/N).
Paul
Henreid (sì, il Victor Laszlo di Casablanca) si è
rivelato un regista efficiente che ha saputo trattare sia il lato
comico, con l'ironia della sorte che fa capolino, sia quello più
malvagio e diabolico. In ogni caso, manco a dirlo, il successo e la
riuscita dell'opera è dovuta alla grandiosità di Bette Davis,
notoriamente a suo agio nei ruoli crudeli e cinici (poche sono
risultate così credibili senza sfiorare la macchietta). Anche qui,
come nella pellicola del 1946, riesce con poche sfumature (che a onor
del vero, la regia ha saputo cogliere) a far capire chi delle due
stia interpretando: postura, espressività, voce. Un lavoro di
finezza. Magnifica. Bravo come al solito come spalla Karl Malden, un
sergente di polizia buono ma che con fermezza cerca di smascherare
l'assassino (anche a costo di farsi del male). Stessa cosa per Peter
Lawford che ha la giusta fisicità.
Come accennato, perfette le
scenografie e la fotografia, appropriate e modernissime le musiche di
André Previn.
Un film sfizioso che diverte e stuzzica lo spettatore
con una lucida - eppure subdola fin dall'inizio - perversione. Dal
ritmo sempre costante, teso e con un finale che arriva con i tempi
giusti (uno grosso difetto de L'anima e il volto), coinvolge e
soddisfa.
Un prodotto di genere ben studiato e ben realizzato (con
qualche perdonabile ingenuità) nel tipico stile Warner. Un
divertissement pieno di idee. Con Bette Davis, basterebbe questo.
Da
vedere assolutamente. Consigliatissimo.
*Mia recensione
Voto: ***1/2
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Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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