Mi riferisco a Elizabeth di Shekhar Kapur.
Ecco la recensione:
Elizabeth di Shekhar Kapur del
1998. Con Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Christopher Eccleston,
Joseph Fiennes, Richard Attenborough, Fanny Ardant, Kathy Burke, Eric
Cantona, James Frain, Vincent Cassel, John Gielgud, Edward Hardwicke,
Emily Mortimer, Daniel Craig, Jamie Foreman. (126 min. ca.)
La storia di Elisabetta
I d'Inghilterra Tudor (Blanchett) - figlia di Enrico VIII e Anna
Bolena -, che divenne regina intorno al 1560, dopo la morte della
sorellastra di Maria I D'Inghilerra (detta anche "La
Sanguinaria"), cattolica. La sua fede religiosa (anglicanesimo)
mise a rischio non solo il suo trono (prima della morte della stessa
sorella), ma anche la sua stessa vita. Ciò non le impedì però di
regnare per oltre quarant'anni e rimanere nubile (per questo
l'appellativo di "Regina Vergine").
Film storico con molte
concessioni e falsi.
Affascinante, suggestivo, punta tutto sul
torbido e sulla relazione con Lord Robert (Fiennes) che, per
confermare quanto detto poco sopra, in realtà non cospirò mai
contro Elisabetta.
La fotografia, la luce fioca (tante le scene al
buio o al lume di candela), le scenografie, il trucco (vincitore
dell'Oscar), i costumi (che avrebbero dovuto vincere un altro Oscar,
anche se Sandy Powell per Shakespeare in Love* aveva fatto
un buon lavoro, ma qui c'è più coerenza, più eleganza e finezza):
tutto contribuisce a creare la giusta atmosfera. Però purtroppo la pellicola in sé non è così buona. La regia sembra molto statica,
limitandosi a mettere in scena i fatti, senza grande pathos o
comunque, senza troppa convinzione.
Qualche effetto di transizione
(il montaggio ha anche qualche errore, mentre altre volte funziona
come per il campo e controcampo durante il ballo - la volta -, molto
intrigante, passionale e ritmato o per quando Elizabeth si prepara
per il discorso ai Vescovi, quasi come in un dietro le quinte, una
candid camera), ma niente di indimenticabile.
Alcune scene truci e
di tortura di certo non riescono a renderla un'opera coraggiosa.
La
sceneggiatura è altrettanto debole. Corretta e niente più.
Indimenticabile è invece la protagonista, Cate Blanchett: è lei,
che per la prima volta in un ruolo importante, riesce a sostenere
tutta la pellicola, catalizzando l'attenzione dello spettatore che
rimarrà ammaliato dal suo carisma, dalla sua espressività, dalla
sua bellezza non convenzionale e perfetta per il suo personaggio. Il
suo modo di dire le battute (doppiata perde la metà) e di interagire
con gli altri attori è da attrice consumata. Un'interpretazione
eccezionale, sentita, mai sopra le righe, sempre rigorosa. In una
parola: iconica. È ancora un mistero come l'Academy abbia potuto
preferire Gwyneth Paltrow (pompatissima all'epoca, ma è un accordo
tra case di produzione) per l'Oscar con Shakespeare in Love,
quando lei se l'è mangiata in un sol boccone. A parte la differenza
nel parlato, nel modulare la voce, ecc..., un suo sguardo vale
l'intera performance dell'altra. In parte anche gli altri attori,
benché risultino, per l'appunto, delle mere spalle (Joseph Fiennes è
odiosissimo, meglio Cassel nel ruolo di Enrico, duca D'Anjou, il
quale in realtà non era dedito a travestimenti né omosessuale).
Colonna sonora adatta ma non indimenticabile.
Un film sicuramente
coinvolgente, eppure troppo romanzato, finto, superficiale.
Comunque da vedere.
Consigliato. (Avrà un seguito nel
2007 di straordinario successo).
*Mia recensione
Voto: **1/2
Scena ballo:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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