Mi riferisco a La rabbia giovane di Terrence Malick.
Ecco la recensione:
La rabbia giovane (Badlands) di Terrence
Malick del 1973. Con Martin Sheen, Sissy Spacek, Warren Oates, Ramon
Bieri, John Carter, Alan Vint, Terrence Malick. (93 min. ca.)
South Dakota, 1959.
Il venticinquenne Kit (Sheen), prima spazzino, poi aiutante in un
macello, si affeziona a Holly (Spacek), una quindicenne. Lei cede
alle sue lusinghe e si crede innamorata, ma suo padre (Oates) si
oppone al rapporto anche quando loro due (anzi, più lui che lei)
decidono di partire insieme, così Kit lo uccide. E questo è
soltanto uno dei tanti omicidi avvenuti freddamente durante la loro
fuga dalla polizia.
Esordio dietro la macchina da presa di Terrence
Malick (ma l'ha anche prodotto e scritto), per una pellicola davvero
inconsueta per lo svolgimento della trama, la caratterizzazione dei
personaggi, l'uso dell'ambiente (con una cura particolare per i vari
paesaggi, per quegli spazi aperti che ritrae con tanta poesia, cosa che contrasta con il
realismo delle scene degli omicidi).
I protagonisti sembrano senza
una vero scopo da perseguire: alienati, soli, annoiati. Holly
incapace ancora di capire la vita perché ragazzina; Kit invece
squilibrato, che con lucidità ammazza chi intralcia la sua
strada, se solo ha il sentore che gli possa rovinare i piani (che poi
non ha piani, dato che vive alla giornata).
Martin Sheen è perfetto
con il suo modo di fare pacato ma spaccone. Espressivo e in parte.
Sissy Spacek è brava nelle intenzioni ma obiettivamente non è
credibile nel ruolo della quindicenne (ne aveva già sui
ventiquattro): comunque brava nel fare l'ingenua che però alla fine
non ci sta più a seguire il suo uomo nella sua follia.
Ottimo tutto
il resto: la regia di Malick ricorda lo stile di Arthur Penn di Gangster Story (conosciuto anche come Bonnie & Clyde) (anche per il tipo di racconto, certo)
anche per gli spari a bruciapelo, la sceneggiatura, il montaggio, il
contesto. Ne esce una rappresentazione dell'America e delle nuove generazioni davvero triste,
che vive di miti (Kit si atteggia a James Dean e addirittura questo
gli viene riconosciuto perfino dai poliziotti. Perciò più che mai "gioventù bruciata" calza come definizione) ma non sa realmente
vivere nella società.
Disillusione totale per un film duro, sincero,
con molte sequenze di impatto, che già fa capire la cifra stilistica
di un grande autore (anche qui i tempi sono riflessivi, la storia -
tratta da un fatto di cronaca degli anni '50 comunque - non è mai
scontata anche nella messa in scena, viene mostrato quello che ha in
mente il regista, senza seguire precisamente dei canoni).
Un on the
road originale e strambo (sullo stesso andazzo, ma più grottesco e scatenato, un
altro film d'esordio dell'anno successivo di un altrettanto
famosissimo regista, Steven Spielberg, ossia Sugarland Express. Gioiellino) - inizia come una storia d'amore, tuttavia
diviene ben presto altro - che stupisce ancora oggi. (Ottima la
scelta dei brani per la colonna sonora). Cult.
Da vedere assolutamente.
Consigliato.
Voto: ****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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