mercoledì 8 luglio 2015

I giorni dell'abbandono, film drammatico che parla dell'elaborazione di una separazione coniugale dopo il tradimento. Recitazione sopra le righe, dialoghi penosi, sceneggiatura pressapochista e regia che brancola nel buio. Davvero pessimo

Oggi vi voglio parlare di un film italiano di dieci anni fa. Un film davvero fatto male e recitato altrettanto, con momeni di vero e profondo imbarazzo.
Mi riferisco a I giorni dell'abbandono di Roberto Faenza.
Ecco la recensione:





I giorni dell'abbandono di Roberto Faenza del 2005. Con Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Alessia Goria, Gea Lionello, Gaia Bermani Amaral, Sara Santostasi, Roberto Accornero, Simone Della Croce, Fausto Maria Sciarappa. (96 min. ca.)
Torino. Olga (Buy) è una traduttrice di romanzi sposata con Mario (Zingaretti) e madre di Ilaria (Santostasi) e Gianni (Della Croce). All'improvviso il marito si innamora di Carla (Bermani Amaral), più giovane di lei. Le cade il mondo addosso: si lascia andare, tratta male i figli, l'ormai ex marito e la sua compagna, non ha più la concentrazione necessaria per lavorare. L'unico che riuscirà a starle accanto e a capirla veramente è il mite Damian (Bregovic), il musicista che abita al piano di sotto. 













Tratto dal romanzo omonimo di Elena Ferrante, è un film drammatico molto pasticciato. 
Inizialmente è la classica pellicola con la moglie che scopre il tradimento, ma dopo una mezz'oretta tutto appare sopra le righe con la protagonista che si sfoga sul marito con dei dialoghi penosi. Successivamente ci si aggiungono tremila disgrazie. Poi ci si mette l'elemento mistery piazzato lì tanto per fare gli alternativi. Nel bel mezzo anche delle imbarazzanti e ridicole scene di sesso con Olga che non riesce a lasciarsi andare con Damian e crede di vedere invece Mario con l'amante. 
La regia è incostante, discontinua e sembra non sapere che taglio dare alla storia e la sceneggiatura sicuramente non aiuta. 
Ci sono dei momenti in cui si sorride ma è un sorriso a denti stretti. 
La direzione degli attori è atroce: dai bambini che più che parlare sembrano dire una cantilena, a Margherita Buy che se al principio sembrava essere in parte quando comincia a fare l'isterica (una grande novità) carica troppo l'interpretazione, oppure quando è affranta ha quell'espressione con gli occhioni smarriti, sempre sul punto di piangere. L'unico che si salva forse è Zingaretti (che compare poco, per sua fortuna). Bregovic (il quale ha scritto anche la colonna sonora e il brano portante cantato da Carmen Consoli) potrebbe risultare simpatico per il suo personaggio un po' bizzarro (anche se ci si chiede come abbia potuto accettare di prendere parte ad un progetto del genere) ma l'inesperienza attoriale si vede tutta. 
Un film sgradevole (come alcune scene davvero brutte non tanto per il contenuto, quanto per il modo in cui sono girate), realmente fastidioso. 
Non c'è nulla che convinca. Anche il cercare di rendere il tutto molto intellettuale e profondo è invece un enorme buco nell'acqua. 
Forse lo si poteva capire già dai primi minuti con Zingaretti e il suo "vuoto di senso". 
Osceno. 
Ovviamente non lo consiglio. È da vedere solo per curiosità. 
(Durante la Mostra del Cinema di Venezia aveva ricevuto un sacco di critiche anche dal pubblico. Il muro di Ridateci i soldi gestito da Ippoliti parlava chiarissimo).


Voto: *1/2







Il trailer: 








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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