mercoledì 22 luglio 2015

Giorni e nuvole di Silvio Soldini, dramma della precarietà lavorativa e dei rapporti familiari in un film malinconico ma piacevole. Bravi e in parte i due protagonisti Margherita Buy e Antonio Albanese

Oggi vi voglio parlare di un film italiano di qualche anno fa diretto da un bravissimo regista. Con attori in parte.
Mi riferisco a Giorni e nuvole di Silvio Soldini.
Ecco la recensione:





Giorni e nuvole di Silvio Soldini del 2007. Con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Carla Signoris, Fabio Troiano, Paolo Sassanelli, Arnaldo Ninchi
Tatiana Lepore. (116 min. ca.)
Genova. Elsa (Buy) e Michele (Albanese) sono marito e moglie e genitori di Alice (Rohrwacher), fidanzata con Roberto (Troiano). Lei, per soddisfazione personale, si è appena laureata e lavora come volontaria per passione come restauratrice di affreschi. Lui è imprenditore e ha una ditta in società. Vivono in un bell'appartamento di lusso. Tutto sembra andare per il meglio - hanno anche deciso di ritagliarsi una vacanza - invece non è così: Michele per un litigio con il nuovo e il vecchio socio e amico è stato estromesso dalla sua stessa azienda e ha tenuto all'oscuro la moglie e la figlia. Quando lo viene a sapere, Elsa è sconvolta, incredula. Si dà da fare e trova qualche lavoretto. Prima in un call center, poi come segretaria (accantonando per un po' il restauro). Michele invece, che stava già cercando da mesi un nuovo impiego, non riesce a trovare nulla che non sia degradante e davvero al di sotto delle sue possibilità. La situazione familiare perciò comincia ad andare a pezzi. 







Commedia drammatica che racconta la precarietà lavorativa (quando ancora non eravamo proprio nella crisi del lavoro ed economica) e dei rapporti in maniera molto semplice e con lucidità. La vita quotidiana viene narrata con naturalezza e la vicenda - che poteva risultare banale - appare anche piuttosto imprevedibile per merito di qualche trovata qua e là. 
Lo stile è quello solito di Soldini, questa volta con una vena più malinconica, ma che non rinuncia a qualche battuta qua e là e a far strappare anche soltanto un sorriso allo spettatore. 
Un'altra caratteristica del cinema del regista, è lo sguardo sempre disincantato, sempre così fantasioso ed inoltre la capacità di sfruttare bene l'ambiente in cui è ambientata la pellicola, adoperando le cadenze dialettali con simpatia per tratteggiare al meglio i personaggi, cogliendo le abitudini, i modi di fare (e addirittura trovando i volti giusti), usando le varie città senza farle diventare da cartolina. 
Se la Venezia di Pane e tulipani era colorata, suggestiva, sognante e surreale, qui Genova è grigia (a parte qualche tocco di colore del ristorante della figlia ribelle), fredda. 
I due protagonisti sono perfetti e si bilanciano. E anche gli attori se la cavano benissimo. 
Margherita Buy come sempre fa l'isterica e la costernata ma in modo non troppo urlato e comunque le si contappone un bravissimo Antonio Albanese molto pacato, che gioca di sottrazione in maniera convincente, senza mai essere fuori posto. Poi troviamo un'Alba Rohrwacher forse non ancora molto matura, leggermente impacciata (si mangia davvero troppo le parole) ma in parte. C'è anche il bravissimo Battiston con un inconsueto - leggero - accento genovese. Paolo Sassanelli è credibile nel fare lo sbruffone e via gli altri che ben si integrano nel gruppo. 
Un film scritto bene e diretto con polso che pur con qualche ripetizione e prolissità riesce a parlare con leggerezza e tenerezza di argomenti delicati e difficili da gestire senza che sfuggano di mano. 
Il finale aperto, senza una vera e propria soluzione (e probabilmente neanche così verosimile), regala una scena toccante e per niente sdolcinata, coerente però con tutto il resto dell'opera. L'ottimismo del regista è più ombroso ma c'è.
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***






 Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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