sabato 21 febbraio 2015

IN SALA - Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) di Alejandro González Iñárritu, storia di una celebrità al capolinea che mescola il reale con la finzione facendone un'opera coinvolgente, spiazzante e visivamente stupefacente. Con un Michael Keaton redivivo come perfetto protagonista (ma tutto il cast è valido). Un gioiellino

Oggi vi voglio parlare di un film ancora nelle sale (e che io ho visto in lingua originale) che sta riscuotendo successo di pubblico, di critica e che è nominato a nove Premi Oscar (la cerimonia si terrà questa domenica. Anzi, tra domenica e lunedì).
Mi riferisco a Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) di Alejandro González Iñárritu.
Ecco la recensione:





Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)) di Alejandro González Iñárritu del 2014. Con Michael Keaton, Emma Stone, Edward Norton, Amy Ryan, Zach Galifianakis, Andrea Riseborough, Naomi Watts, Lindsay Duncan, Merritt Wever, Bill Camp. (119 min. ca.)
Riggan Thompson (Keaton) è un attore cinematografico sul viale del tramonto che non riesce più togliersi l'etichetta dell'eroe che ha intepretato in tanti film, ossia Birdman e che ora si vuole rilanciare producendo, dirigendo e interpretando uno spettacolo teatrale a Broadway tratto da What We Talk About When We Talk About Love di Raymond Carver. I conflitti con Mike Shiner (Norton), un attore quotatissimo, la paura delle recensioni negative sui giornali, compresa quella della spietatissima Tabitha Dickinson (Duncan) del New York Times, il terrore di non essere amato dal pubblico, il rapporto conflittuale con la figlia appena uscita da riabilitazione (Stone) e quello "sospeso" con l'ex moglie Sylvia (Ryan), gli faranno compiere azioni sconclusionate, usando anche dei poteri che nessun altro può vedere e ascoltando la vocina del suo alter ego. 
















Interessante pellicola apparentemente tutta in un unico piano sequenza che segue il protagonista dappertutto come farebbe il suo alter ego piumato con vorticose evoluzioni della macchina da presa lasciando stupefatti più di una volta lo spettatore che viene totalmente coinvolto e reso partecipe. Michael Keaton rifà se stesso coraggiosamente mettendo in luce - lui sì - tutta la sua bravura (che non era mai uscita a pieno. Sicuramente è la sua miglior prova di sempre). Impressionate e perfetto. Edward Norton è altrettanto in parte: il suo personaggio tanto bravo sulle scene quanto pessimo nella vita reale è straordinario. Emma Stone è sempre molto brava in un ruolo serio questa volta. Naomi Watts compare poco ma è sempre espressiva. Lindsay Duncan (in grande spolvero in questo ultimo periodo. Da Le Week-End* di Roger Michell, alla bellissima miniserie inglese The Honourable Woman) è sempre fantastica nei ruoli di donna di carattere e un po' perfida. Amy Ryan è anche lei sempre molto brava ma sottovalutatissima. 
Un film metateatrale e metacinematografico (cinema dentro il cinema dentro ancora il cinema), che forse si parla addosso, è fine a se stesso con tutti i virtuosismi e forse un mero esercizio di stile ma che si diverte - eccome se si diverte! - a prendere in giro lo spettatore. Vedasi il finale aperto e criptico che sbeffeggia e lascia divertiti e al contempo con l'amaro in bocca. 
La storia di per sé non è una novità. Da Altman a Wilder, da Minnelli a Cronenberg, ogni autore e regista ogni autore e regista che si rispetti ad un certo punto ha messo in scena il canto del cigno, le miserie e la decadenza di una celebrità, ma qui i cliché (è tutto uno stereotipo, si badi bene), sono voluti, adoperati per raccontare qualcosa emotivamente spiazzante (c'è anche qualcosa di Lynch, Naomi Watts a parte) e visivamente sorprendente. 
Se ci si lascia andare e si sta al gioco (vi si può leggere una critica di Iñárritu verso un tipo di cinema e di genere totalmente diverso da quello che faceva lui ma che qui ricalca e rimodella a suo piacimento), è davvero un'esperienza totale, per gli occhi e per la mente (e alcune scene, come quelle nella folla di Broadway, parlano da sole). 
Bisogna scendere a patti. Esercizio di stile? Sì, ma che stile! Un gioiello. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 

*Mia recensione

Voto: ***1/2/****







Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

2 commenti:

  1. Capolavoro di un regista tra i più interessanti della sua generazione. Me lo sono gustato dall'inizio alla fine, non muovendomi per un po' dopoi titoli di coda. Brava che l'hai visto in originale.

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  2. Eh, ma vederlo in sala è tutta un'altra cosa...

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