Mi riferisco a Il Socio di Sydney Pollack.
Ecco la recensione:
Il Socio (The Firm) di Sydney Pollack del
1993. Con Tom Cruise, Jeanne Tripplehorn, Gene Hackman, Hal Holbrook,
Holly Hunter, Ed Harris, David Strathairn, Terry Kinney, Gary Busey,
Margo Martindale, Tobin Bell, Steven Hill, Paul Sorvino, Joe
Viterelli. (144 min. ca.)
Mitchell McDeere (Cruise) è un giovane laureando in Legge
ad Harvard - già sposato con Abby (Tripplehorn) - che viene
"corteggiato" da un sacco di studi legali. Chi gli fa la
proposta più allettante è il Bendini, Lambert & Locke
di Memphis, uno studio piccolo, di lusso e che fin dall'inizio si
presenta come un circolo chiuso, quasi una "setta". Ed in
effetti Mitch scoprirà ben presto che tutti i giovani associati
quando vengono a sapere che lo studio è in affari illeciti con la
mafia e vogliono venirne fuori, verranno invece uccisi "casualmente"
in qualche incidente (ad esempio alle Isole Cayman). Fortunatamente
viene sorvegliato e reclutato dall'FBI mediante l'agente Wayne
Terrance (Harris) che vuole denunciare l'operato dei suoi colleghi. Sarà
l'inizio di una corsa contro il tempo per recuperare i file
incriminati e per cercare di depistare quelli che presto diventeranno
dei nemici anche per lui.
Thriller legale classico hollywoodiano
tratto dal libro omonimo di John Grisham, ben diretto e ben
congegnato (seppur differente soprattutto nel finale dal romanzo) con
un ottimo montaggio e molta suspence.
Se un thriller deve avere il
ritmo teso e saper tenere sulle spine lo spettatore, questo film
assolve il proprio compito a dovere.
La storia per quanto assurda e
troppo inverosimile, con il povero protagonista contro
tutti e gli stereotipi del caso, è ben giostrata.
Gli attori
sono in parte. Cruise anche se non è mai molto espressivo ha delle
scene fortissime (narrativamente parlando) e riesce a interpretarle
benissimo (stupenda e veramente riuscita quella con lui arrampicato
sul soffitto tutto sudato e gocciolante che cerca di sfuggire agli
"uomini" dello studio). Jeanne Tripplehorn fa il suo
lavoro. Gene Hackman è sempre bravissimo; Ed Harris idem anche se
compare relativamente poco; Gary Busey è sempre molto ambiguo e
riconoscibile e Holly Hunter ha uno dei suoi tanti ruoli bizzarri ma
pepati.
Un cast ricco e valido per una pellicola che non delude fino
ad un certo punto, cioè quando la prolissità comincia a far cadere
per un attimo - ma soltanto un attimo - l'attenzione e quando la
vicenda comincia a diventare un po' telefonata. Ma se si sta al gioco
e alle regole di genere, questi problemi non si sentono, se non nel
finale edificante un po' tirato via in cui tutto finisce a tarallucci
e vino come si suol dire.
E' un film americano - molto americano - tipico dei quegli anni, ma è realizzato bene e Pollack riesce con
polso e lucidità a dirigere un prodotto che se affidato ad altri
registi chissà che pastrocchio sarebbe diventato.
Bello l'uso degli
ambienti e come vengono sfruttati gli interni per creare
claustrofobia.
Diffidate dalle critiche negative: se cercate un film
di intrattenimento non troppo impegnativo ma che ha bisogno della
vostra attenzione e partecipazione questo fa per voi.
Da vedere.
Consigliato.
Voto: ***
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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