Mi sto riferendo a Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci.
Ecco la recensione:
Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) di Bernardo
Bertolucci del 1990. Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell
Scott, Jill Bennett, Paul Bowles, Timothy Spall, Eric Vu-an, Amina
Annabi, Philippe Morier-Genoud, Nicoletta Braschi. (132 min. ca.)
Nel 1947 due
viaggiatori (si definiscono così, non "turisti") Port
Moresby (Malkovich) e Kit (Winger), sua moglie, arrivano a Tangeri e
viaggiano per il deserto del Sahara. Con loro c'è anche George
Tunner, amico della coppia. Quest'ultimo avrà una breve avventura
con Kit (mentre Port andrà con una prostituta). Port si ammalerà di
tifo e morirà nel forte della legione straniera. La moglie partirà
subito, da sola (dato che Tunner era stato allontanato da Port) e
diventerà l'amante di un tuareg (Vu-an) che le aveva offerto
ospitalità. Sarà costretta ad andarsene dalle di lui mogli. Verrà ricoverata in ospedale per disidratazione e quando, con l'aiuto
dell'ambasciata, sarà ricondotta a Tangeri, dove ad aspettarla ci
sarà Tunner, lei si dileguerà. Il suo futuro sarà incerto.
Ottimo
e suggestivo film tratto dal romanzo di Paul Bowles (il narratore
nella versione originale, ma che comunque appare personalmente [SPOILER] anche alla fine), con
scenari mozzafiato, ambientazioni perfette quasi documentaristiche
sulla vita dei nomadi e dei Tuareg del deserto (che hanno collaborato
e si sono fatti riprendere senza problemi, recitando anche).
Buona la
sceneggiatura. Ottima ovviamente anche la fotografia che riesce a
catturare l'essenza dei posti (le scene di nottte, con la luna e i
cammelli in viaggio sono incantevoli).
Anche la regia sonda senza
timori i luoghi dei protagonisti. I tempi dilatati ma sempre molto
tesi per via delle varie vicissitudini della coppia permettono di non
annoiare lo spettatore ma altresì di conoinvolgerlo.
Tanto fanno
anche i protagonisti diretti benissimo: John Malkovich è il solito
personaggio affascinante e ambiguo e lui riesce sempre a
caratterizzarlo e a farlo suo. Debra Winger (ma non è una sorpresa)
è strepitosa: da un lato fortissima, dall'altro vulnerabile: la sua
è una interpretazione con molte sfumature (incredibile quando piange
e implora al capezzale del marito), ma mai sopra le righe, sempre
molto centrata. Inquietante il ruolo del viscido turista con madre al
seguito (Bennett), interpretato da Spall. All'inizio possiamo notare
anche Nicoletta Braschi in un piccolo "cameo"
(fortunatamente non parla).
Stupenda la colonna sonora con brani
tradizionali ma soprattutto per il famosissimo tema portante - ancora
una volta - di Ryuichi Sakamoto.
Una pellicola che lascia senza
speranza. Sia i protagonisti che i personaggi (un po' troppo
stereotipati in effetti) intorno a loro non riusciranno ad essere felici. Però
è ben realizzata (il finale aperto potrebbe risultare frustrante per
il pubblico), molto affascinante ed emozionante.
Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo. (Anche questo film di Bertolucci è diventato
subito un cult).
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuando Bertolucci azzecca il film (a volte ha fatto delle emerite schifezze, come "The Dreamers" ... ma questo è un altro discorso) tutto gira benissimo intorno a una idea semplice semplice.
RispondiEliminaNel caso de "Il tè nel deserto" l'idea è: "Tante volte scopri quanto è importante una persona quando l'hai persa... oppure è troppo tardi per recuperare".
Quanto è brava Debra non lo devo dire certamente io... ma qui ha spaccato il film, come e più dello stesso Malkovich.
Io sono andato a vedere il film pensando a "Tea in the Sahara" l'ultima canzone dell'ultimo LP dei The Police (il gruppo fondato da Sting) e basata sullo stesso libro di Bowles da cui Bertolucci ha fatto il film.
Io - ancora oggi - sono profondamente innamorato della musica dei Police ❤❤ e in quella canzone c'era molto del film: echi lontani di suoni su uno sfondo di malinconia e tristezza.
Così il film è un viaggio simbolico dell'anima verso i nostri "deserti" spirituali, quelli che ti fanno scoprire quanto siano necessari gli altri nella nostra vita... e in particolare quelle persone che ci hanno amato, anche se - magari - in un tempo lontano.
Poi, il pessimismo di Bertolucci rende bene, benissimo quell'ansia di amore di cui tutti soffriamo e quella desolazione che viene dalla consapevolezza di aver perso per sempre chi ci ha amato e quelli che abbiamo amato.
È uno dei miei film preferiti... l conosco a memoria perché l'ho visto almeno 100 volte in originale americano, cosa che permette di apprezzare la recitazione di Malkovich e di Winger.
Voto 10. Non metto la lode... perché avrei voluto da Bertolucci un finale ottimista, con una riapertura alla vita da parte di Kit... ma se uno nasce tondo non muore quadrato.
Insomma, si finisce il film con questa sensazione di tristezza e di malinconia... come di qualcosa che sai che non tornerà più.