Ecco la recensione (attenzione, per forza di cose contiene SPOILER):
Requiem for a Dream (Director's cut) di Darren Aronofsky del 2000. Con Ellen Burstyn, Jared Leto, Jennifer Connelly e Marlon Wayans. (102 min. ca.)
Diviso in tre stagioni (manca la
primavera) e tratto dal romanzo omonimo di Hubert Salby Jr., narra la storia di Harry (Leto) tossicodipendente che si
barcamena per trovare una dose con la sua fidanzata Marion (Connelly)
e il suo amico. Sua madre, vedova sciatta, sola e un po' sovrappeso
(Burstyn) è invece stata selezionata per partecipare ad un
fantomatico programma televisivo: per entrare nel suo vestito buono
decide di dimagrire e dato che una dieta normale passatale dall'amica
non le fa ottenere risultati, decide di andare da un medico che le
prescrive delle pillole. Peccato che siano anfetamine e che la donna
poco dopo non solo ne diverrà dipendente, ma inizierà ad avere
allucinazioni (anche per la fame) e a diventare schizzata. Il figlio,
che inizialmente sembrava fare affari come spacciatore, non riesce
più a trovare droga, così permette alla ragazza di prostituirsi
mentre lui va in giro con l'amico. La madre finirà in un ospedale
psichiatrico, lui in un ospedale dove gli amputeranno un braccio in
cancrena. Anche Marion rimarrà sola (con il gruzzolo accumulato
per aver partecipato a festine).
Grande film che parte in modo
tranquillo con lo stile da cinema indipendente alla Spike Lee.
Ma quando
i personaggi cominciano a non avere più via di scampo dalle loro
dipendenze (madre-figlio-fidanzata-amico, tutti succubi della droga),
anche il montaggio si farà più serrato, i colori più cupi, si
indugerà sui volti con occhiaie, nasi colanti, occhi arrossati e
pieni di lacrime, labbra screpolate. Un vortice di orrore e
disperazione inghiotte lo spettatore che si trova coinvolto e segue
terrorizzato e in apnea l'angosciante e penoso epilogo dal ritmo
concitato. Grandi effetti visivi e time-lapse rendono grottesche ma paradossalmente realistiche le allucinazioni e le scene di assunzione
della droga, ottima la fotografia e la regia (la direzione degli
attori è fantastica. La Burstyn fa paura con quel suo sorriso
imperfetto - viene sempre sottolineato anche nelle sue visioni - e
quella sua disperazione). Il tutto è sottolineato dalla musica
ossessiva composta da Clint Mansell ed eseguita dal quartetto d'archi
Kronos Quartet. Inquietante, terrificante e disturbante, mostra
davvero bene gli effetti della droga (e farmaci) più di altre pellicole (ad esempio Trainpotting di Danny Boyle). Da vedere assolutamente (non
adatto ai più sensibili). Diventato a ragione un cult.
Voto: ***1/2
Il trailer:
Soundtrack:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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