martedì 31 maggio 2016

The Man Who Cried - L'uomo che pianse di Sally Potter, dramma di una ragazzina che cerca di trovare il suo posto nel mondo tra un pogrom e la seconda guerra mondiale. I protagonisti non bastano a risollevare un film piatto e poco ispirato

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa ormai. Un film con un bel cast ma deludente, molto deludente.
Mi riferisco a The Man Who Cried - L'uomo che pianse di Sally Potter.
Ecco la recensione:





The Man Who Cried - L'uomo che pianse (The Man Who Cried) di Sally Potter del 2000. Con Christina Ricci, Cate Blanchett, John Turturro, Johnny Depp, Oleg Yankovsky, Claudia Lander-Duke, Cliff Barry, Miriam Karlin, Consuelo De Haviland, Harry Dean Stanton. (100 min. ca.)
1927, Russia. Fegele Abramovich (Ricci), è una bambina ebrea dalla bellissima voce che viene lasciata a vivere con la nonna mentre il padre, bravo cantante, va a cercare lavoro in America. Dopo un pogrom Fegele viene affidata ad una famiglia benestante in Inghilterra e le viene cambiato il nome in Suzie. Una volta cresciuta va a Parigi in cerca di fortuna. Lì conosce Lola (Blanchett), una russa emigrata che lavora come ballerina in spettacolini e diventa la sua coinquilina. Presto Lola si innamora di Dante Dominio (Turturro), un cantante lirico arrogante e simpatizzante fascista-nazista. Suzie si invaghirà invece di un affascinante gitano (Depp). Ma la seconda guerra mondiale e la paura della deportazione spingerà la ragazza a ripartire... 

















Dramma che si apre con un lungo, interminabile e statico flashback (carina la bambina) che spiega tutta la vicenda della protagonista per poi arrivare al dunque.
Il problema è che, per quante cose succedano, non prende mai il volo. Qualche bella immagine c'è (e il montaggio aiuta), ma risulta tutto piatto.
Colpa di una sceneggiatura (sempre di Sally Potter. Suo anche il soggetto) che ha poco respiro, funziona a scompartimenti stagni, si focalizza male sui protagonisti. Christina Ricci è carina ma non si riesce ad empatizzare mai totalmente per lei. Cate Blanchett è carismatica, elegante, una vera femme fatale (ricorda il suo personaggio recente, Carol) ed è credibile perfino nel riprodurre l'accento e nel dire qualche frase in russo, eppure si sente che anche il suo personaggio non è stato sfruttato a sufficienza. John Turturro qui ha un ruolo stranamente detestabile e lo porta a casa con bravura (lui invece dice qualche parola - e parolaccia - in italiano), ma in alcuni momenti diventa una macchietta. Per non parlare di Depp, che quasi non parla e sfodera i suoi sguardi da donnaiolo: una parte che gli sarebbe congeniale, se non fosse trattata superficialmente. Harry Dean Stanton fa poco più che un cameo.
Un film che ammalia per le ambientazioni, i costumi e per le due protagoniste che si impegnano, ma che appare un po' tirato via, poco ispirato.
Turturro e la Ricci sono doppiati nel canto da Salvatore Licitra e Iva Bittová.
Non del tutto riuscito (anzi, quasi per nulla).
Da vedere per curiosità. Consigliato a metà. 


Voto: **






Il trailer:






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lunedì 30 maggio 2016

Telefoni bianchi di Dino Risi, commedia malinconica e davvero troppo volgare che vorrebbe fare satira senza riuscirci, anzi, forzando le cose. Anche il cast è sprecato

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film italiano di un regista molto apprezzato e molto famoso. Purtroppo però è un'opera non riuscita, molto triviale.
Mi riferisco a Telefoni bianchi di Dino Risi.
Ecco la recensione:






Telefoni bianchi di Dino Risi del 1976. Con Agostina Belli, Maurizio Arena, William Berger, Lino Toffolo, Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto, Vittorio Gassman, Alvaro Vitali, Ugo Tognazzi, Paolo Baroni, Eleonora Morana, Dino Baldazzi, Nora Orlandi, Franca Stoppi, Laura Trotter, Marcello Tusco. (120 min. ca.)
Anni '40. Marcella Valmarin (Belli) è una cameriera dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia e fidanzata con Roberto Trevisan (Ponzoni), un umile scaricatore con il quale non ha consumato il rapporto. Ma solo con lui. Infatti Marcella, innamorata del cinema e in particolare dell'attore Franco D'Enza (Gassman), è una ragazza piuttosto facile che per la fama - o solo quando le va -, finisce per andare a letto con il primo che capita. Si trasferisce a Roma insieme a Roberto con la scusa di sposarsi e tentare di fare carriera, ma lì conosce Bruno (Pozzetto), un ufficiale delle camicie nere che prima diventa il suo amante, poi la avvia al mestiere della prostituzione in una casa chiusa. La ragazza arriverà perfino a Benito Mussolini e riuscirà a far carriera. Anche se vivrà sempre di alti e bassi. Pensando comunque a Roberto, il suo amore perduto (che continua a ritrovare ti tanto in tanto). 














Commedia che vorrebbe essere una critica sulla smania di successo a tutti i costi e che cerca di raccontare l'esistenza di questi poveri derelitti (tutta gente piccola piccola, quale Adelmo - Tognazzi -, un disgraziato che denuncia e porta gli ebrei direttamente ai tedeschi) che vivono nell'illusione durante la guerra. 
Purtroppo le belle intenzioni si perdono nella volgarità, nel linguaggio troppo colorito, in continue provocazioni sessuali (tutti sembrano pensare solo ad una cosa), rendendo il clima perfino imbarazzante. 
Era il periodo della commedia sexy all'italiana (la protagonista Belli era "specializzata" in questi ruoli) e Risi si è adeguato, cercando però di portare il suo stile, la sua poetica più seria. 
Tuttavia la satira si perde. 
Un vero peccato perché a parte Agostina Belli ed altri caratteristi realmente incapaci, ci sono Vittorio Gassman (che aveva già lavorato con la Belli e Risi due anni prima in Profumo di donna), Ugo Tognazzi, Cochi Ponzoni e Lino Toffolo (divertente il suo personaggio, un direttore d'orchestra che va nel bordello, si veste da bebè e si fa dare il biberon di latte e cantare la ninna nanna). Ma anche loro sono sfruttati male. Franco D'Enza, il personaggio interpretato da Gassman è autoironico, eppure sopra le righe, ripetitivo, anch'egli volgarissimo. 
Troppe cadute di stile, cattivo gusto, per un film malinconico che non sa che strada prendere (nonostante la storia sia gestita più o meno con lucidità), mancando di leggerezza e di quell'ingenuità che aveva fatto un Polvere di stelle* del pur discontinuo, come regista, Alberto Sordi, una commedia sì qua e là grossolana, ma con degli spiragli di poesia. Musiche di Armando Trovajoli. 
Da vedere solo per curiosità. Consigliato a metà.

*Mia recensione 
Voto: **








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domenica 29 maggio 2016

CULT - Profondo rosso di Dario Argento, giallo/thriller d'atmosfera con venature horror. Belle trovate, scene d'impatto e memorabile colonna sonora dei Goblin

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film giallo/thriller italiano. Un vero cult.
Mi riferisco a Profondo rosso di Dario Argento.
Ecco la recensione:





Profondo rosso di Dario Argento del 1975. Con David Hemmings, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Giuliana Calandra, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Nicoletta Elmi, Furio Meniconi, Piero Mazzinghi, Liana Del Balzo, Aldo Bonamano, Geraldine Hooper, Jacopo Mariani. (127 min. ca.)
Roma. Helga Ulmann (Méril), una sensitiva tedesca, sta tenendo una conferenza di parapsicologia quando sente la presenza di un assassino pronto ad uccidere. Tornata a casa infatti, la donna viene uccisa in modo cruento. Mark Daly (Hemmings), un pianista americano, inquilino del piano di sopra, scopre il cadavere, ne parla con la polizia, ma vuole lui stesso indagare sulla verità. Però comincia a venire perseguitato da segni (anche da una canzoncina per bambini) e a venire minacciato da questa sorta di fantasma. Lo aiuterà Gianna Brezzi (Nicolodi), una giornalista in cerca di scoop. 















Thriller/giallo d'atmosfera con venature horror/splatter.
Ha una trama che si snoda a poco a poco, seminando indizi qua e là.
Al regista sembra non interessare tanto la storia in sé quanto la messa in scena, il creare la tensione dal nulla, mostrando particolari in soggettiva, come se tutto fosse visto con lo sguardo del killer.
Uso creativo della macchina da presa, ottimo montaggio, ambientazioni suggestive (soprattutto l'interno della casa fatiscente o la scuola media), sfruttamento delle luci e ombre.
Gli effetti sonori e la celebre colonna sonora dei Goblin giocano un ruolo fondamentale per creare quel terrore strisciante.
Interessante il finale circolare che fornisce la spiegazione della logica dell'assassino.
Gli attori sono in parte e recitano in modo un po' affettato, come si conviene nei film di questo genere "all'italiana". David Hemmings però è sempre carismatico e Clara Calamai è memorabile.
Un film disturbante, inquietante e suggestivo non propriamente d'orrore, che ha le sue belle scene importanti ed è visivamente d'impatto.
Il sangue palesemente finto e vischioso in qualche maniera aiutano lo spettatore a non farsi più di tanto impressionare.
Cult da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2








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sabato 28 maggio 2016

Johnny Mnemonic di Robert Longo, giocattolone cyberpunk meno leggero di quanto potrebbe sembrare (anzi, di quanto era sembrato all'epoca). Con un ottimo Keanu Reeves, protagonista perfetto

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film di fantascienza interessante, ben fatto con un protagonista perfetto.
Mi riferisco a Johnny Mnemonic di Robert Longo.
Ecco la recensione:




 
Johnny Mnemonic di Robert Longo del 1995. Con Keanu Reeves, Dina Meyer, Ice-T, Takeshi Kitano, Dennis Akayama,, Dolph Lundgren, Henry Rollins, Barbara Sukowa, Udo Kier, Tracy Tweed, Falconer Abraham, Don Francks, Diego Chambers. (96 min. ca.)
2021. In un futuro distopico, Johnny (Reeves) è un corriere-dati: nella sua testa ha impiantato un hard disk che contiene la formula criptata che per curare il male del secolo, la Sindrome da Attenuazione del Sistema Nervoso. La mafia tra case farmaceutiche che vogliono intercettare i dati metteranno il ragazzo in pericolo. Tra l'altro, dovrà per forza scaricare la memoria ormai sovraccarica (ha già cancellato molti dei suoi ricodi dell'infanzia) o morirà. 

















Film cyberpunk tratto da un racconto di William Gibson. 
Davvero avanti sia per i termini tecnici informatici (hacker, internet, GB) sia per le riflessioni sull'uso smodato e ormai totalizzante dei mezzi. Inoltre, la critica sulle case farmaceutiche che preferiscono curare - e far soldi - piuttosto che prevenire, è purtroppo sempre attuale. 
Belle scenografie e costruzione ambientale perfetta, ben scritto (ovviamente la trama è fantasiosa, non attendibile, l'intreccio poco chiaro in alcuni passaggi. Ma qui bisogna solo stare la gioco). 
Ottimo Keanu Reeves in un ruolo iconico: è un asiatico credibile e affascinante, completamente immerso nel personaggio nei modi, nella recitazione a tratti enfatica. Interpretazione coerente ed efficace. Bravi anche gli altri, soprattutto il carismatico Ice-T. Interessante trovare Takeshi Kitano nella parte del capo della Pharmakom. 
Ben girato, ben montato, con effetti speciali - seppur un po' vecchiotti - adoperati con cognizione, è un giocattolone fantascientifico meno leggero di ciò che potrebbe sembrare da una visione superficiale. In linea anche la colonna sonora. 
Un film suggestivo, pieno d'atmosfera, che riesce a portare lo spettatore in un mondo parallelo coinvolgendolo senza perdersi in troppe spiegazioni. 
Da vedere. Consigliatissimo. 


Voto: ***






Il trailer:







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