martedì 30 settembre 2014

About a Boy - Un ragazzo di Chris e Paul Weitz, commedia intelligente e simpatica scritta molto bene (tratta dall'omonimo romanzo di Nick Hornby) che cade in un finale buonista. Bravi i protagonisti e gli attori di contorno

Oggi voglio parlarvi di un film molto carino inizialmente ma che poi cade sugli stereotipi di genere e diventa leggermente buonista.
Mi sto riferendo ad About a Boy - Un ragazzo di Chris e Paul Weitz.
Ecco la recensione:




About a Boy - Un ragazzo (About a Boy) di Chris Weitz e Paul Weitz del 2002. Con Hugh Grant, Toni Collette, Nicholas Hoult, Rachel Weisz, Victoria Smurfit, Isabel Brook, Natalia Tena, Sharon Small. (101 min. ca.)
Londra. Will (Grant) è un uomo di trentotto anni nullafacente che vive dei diritti d'autore di una canzoncina natalizia composta dal padre e soprattutto una persona che non si vuole impegnare. Le cose cambieranno con l'arrivo nella sua vita di Marcus (Hoult), figlio dell'amica di una donna con cui tenta di combinare qualcosa (Smurfit). Tra il tentato suicidio della madre di Marcus (Collette) e il bullismo a scuola nei confronti del ragazzino, Will avrà l'opportunità di mettersi in gioco rendendosi utile, scoprendo anche la bellezza di essere padre e conoscerà la sua anima gemella. 
























Commedia tratta dal romanzo omonimo di Nick Hornby che riesce a coinvolgere e a piacere da subito per i dialoghi simpatici - molto british - e intelligenti e profondità che non ti aspetteresti da un film di questo tipo. 
La regia è molto di maniera ma sa cogliere il meglio dai personaggi e dagli attori stessi. 
La sceneggiatura è brillante fino a tre quarti, momento in cui anche la regia si arena un po'. 
Certo, bisognava seguire il libro ma quello che funziona su carta spesso non risulta altrettanto efficace su pellicola. Ed infatti gli ultimi venti, venticinque minuti diventa tutto troppo banale, buonista e patetico, perdendo quel tocco di leggerezza e di brio che aveva caratterizzato la prima parte (l'esibizione finale è il culmine). 
Rimane comunque un film ben confezionato e ben recitato: Hugh Grant è il solito sornione ed in questo contesto riesce bene, Nicholas Hoult sa tener testa degnamente agli adulti (e che capelli!); Toni Collette è sempre credibile e simpatica. In sintesi: è un prodotto godibile, senza tanti fronzoli, sicuramente superiore alla media delle commedie di questo genere ma che si arena in un happy end francamente non troppo opportuno. 
Da guardare con disimpegno avendo però anche la possibilità di riflette su temi seri. Consigliato.


Voto: **1/2







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lunedì 29 settembre 2014

Voglio la libertà di Irvin Kershner, commedia fantastica che tratta temi delicati e progressisti quali l'aborto e il femminismo in modo confuso. Anche la Streisand appare sottotono

Oggi voglio parlarvi di un film di qualche anno fa con velleità femministe e fintamente progressiste.
Mi sto riferendo a Voglio la libertà di Irvin Kershner.
Ecco la recensione:







Voglio la libertà (Up The Sandbox) di Irvin Kershner del 1972. Con Barbra Streisand, David Selby. (97 min. ca.)
Margaret Reynolds (Streisand), giovane mamma di due figli e casalinga frustrata, sogna costantemente ad occhi aperti di trovarsi in situazioni pericolose, esaltanti e femministe. La realtà è diversa invece: aspetta un altro figlio. 














Film particolare e bizzarro (tratto dal romanzo di Anne Richardson Roiphe) che però non riesce a decidersi sui toni da usare: è un po' grottesco, un po' satirico, c'è la critica sociale del ruolo della donna nella società e anche il finale è un po' amaro. 
Ma manca qualcosa. Non convince, non morde e le provocazioni rimangono fini a se stesse (la scena con Fidel Castro in realtà ermafrodita per quanto simpatica nel contesto è imbarazzante. Quella con Margaret che va a sabotare la Statua della Libertà è carina anche visivamente ma buttata lì. Stessa cosa per quella con lei che si immagina esploratrice in Africa. Più riuscita la scena del pranzo in famiglia). 
Il problema non è tanto la regia (o non solo) quanto della sceneggiatura poco solida e confusa. 
Troppa carne sul fuoco per una pellicola che effettivamente per gli anni trattava temi importanti e delicati come l'aborto - il linguaggio è piuttosto sboccato - tuttavia non lo ha fatto nel modo giusto. 
Barbra Streisand è bravissima come sempre ma anche la sua performance risulta appannata. Gli altri non pervenuti. 
Un film sicuramente curioso, con alcune trovate particolari - e altre evitabili e prive di buon gusto -, ma non indovinato. 
Consigliato per i soli fan della Streisand.


Voto: **








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domenica 28 settembre 2014

Bully di Larry Clark, film crudo, malato, con dei ragazzi che pianificano un efferato omicidio nei confronti di loro amico "pericoloso". Belle atmosfere per una pellicola che non giudica ma racconta e basta. Cast azzeccato (in particolare Brad Renfro e Michael Pitt)

Oggi voglio parlarvi di un film di qualche anno fa con un protagonista molto giovane (e problematico) che purtroppo, per la sua vita senza regole, è venuto a mancare qualche anno fa. Era un attore già molto bravo e promettettente da bambino. Questo film era stato presentato alla Mostra del Cinema nel 2001. Ricordo che avevo visto la passerella pomeridiana sotto la pioggia.
Mi riferisco a Bully di Larry Clark.
Ecco la recensione:





Bully di Larry Clark del 2001. Con Brad Renfro, Bijou Phillips, Rachel Miner, Nick Stahl, Michael Pitt, Leo Fitzpatrick, Kelli Garner, Daniel Franzese, Nathalie Paulding, Jessica Sutta, Edward Amatrudo, Deborah Smith Ford. (113 min. ca.) 
Marty (Rendro) e Bobby (Stahl) sono due ragazzi e migliori amici da sempre che lavorano insieme in un negozietto di alimentari e passano il resto del tempo a fumare e a divertirsi in modo estremo con le coetanee. Bobby qualche volta è violento con l'amico. Quando Marty si trova una ragazza, Lisa (Miner) e la cosa diventa piuttosto seria, quest'ultima decide di liberarsi di Bobby e premedita un omicidio con l'aiuto del resto di amici con i quali sono soliti uscire. Coinvolgeranno anche Derek (Leo Fitzpatrick) un killer non proprio esperto e un altro Derek (Franzese), cugino di Lisa, che, giorni dopo l'assassinio, in preda ai sensi di colpa, confesserà tutto alla polizia, facendo così arrestare sia Marty che gli altri. 























Film duro, crudo, senza mezzi termini (anche se i protagonisti sono giovanissimi), con scene di nudo, sesso, droga - e ovviamente violenza - a volontà, anche psicologica, che racconta la storia vera (cambiano soltanto i nomi e alcune cose sono state modificate per ragioni narrative. Ed è comunque anche tratta dal libro Bully: A True Story of High School Revenge di Jim Schutze che si rifà a quella storia) di ragazzi sbandati e sulla via - ben avviata - della perdizione. 
Ciò che colpisce è l'abilità del regista di far entrare subito lo spettatore dentro la vicenda, senza troppi preamboli. Toni asciutti, niente concessioni al melodrammatico, per una pellicola che arriva al punto senza strafare. 
Gli attori sono bravi, soprattutto il compianto Brad Renfro e Michael Pitt davvero credibile nel ruolo del fattone stupido. L'utilizzo di molti stereotipi (anche musicalmente parlando, ma ben integrati. L'ultimo pezzo prima dei titoli di coda, quando vengono mostrate le pene da scontare degli assassini, fa rabbrividire) si fa perdonare grazie alla sceneggiatura molto solida. 
Larry Clark sa cosa vuole dire e come dirlo: quel senso di "malato" è insinuante e vivo. 
E' una pellicola indipendente a tutto tondo, estrema e disturbante ma non gratuita come potrebbe sembrare con una visione superficiale. Ma si badi bene: non è di denuncia in senso stretto, racconta e basta. 
E' un film sicuramente controverso che potrebbe far (e ha fatto all'epoca) storcere il naso, ma riuscito. Forse un difetto è l'essere troppo prevedibile (si capisce subito che quei ragazzi prendono troppo sottogamba un crimine del genere). 
Da vedere. Consigliato. (Presentato alla 58a Mostra del Cinema di Venezia). 


Voto: ***









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