giovedì 31 luglio 2014

Invictus - L'invincibile di Clint Eastwood, film che racconta la vicenda del Presidente sudafricano Nelson Mandela durante il periodo della Coppa del Mondo di rugby. Un po' di retorica per un'opera sensibile e ben realizzata con Morgan Freeman e Matt Damon convincenti nei loro ruoli

Oggi voglio parlarvi di un film sportivo piuttosto recente che mi è piaciuto. L'ho trovato sensibile e delicato (non senza qualche caduta nel moralismo spicciolo e con qualche forzatura ma sempre entro i limiti).
Mi sto riferendo a Invictus - L'invincibile di Clint Eastwood.
Ecco la recensione:





Invictus - L'invincibile (Invictus) di Clint Eastwood del 2009. Con Morgan Freeman, Matt Damon, Scott Eastwood. (133 min. ca.)
Film tratto dal romanzo Ama il tuo nemico di Joahn Carlin e a fatti realmente accaduti che ruota attorno alla vicenda di Nelson Mandela nel 1995, da poco eletto Presidente del Sudafrica, durante la Coppa del Mondo di rugby tenutasi proprio nello Stato africano. Cercherà di motivare soprattutto il capitano François Pienaar (Damon) per far leva su tutta la squadra fino a quel momento piuttosto debole. Neanche a dirlo, l'impegno messo e la saggezza di Madiba riusciranno a far trionfare gli Springbok. 























Interessante film sportivo che riesce a parlare di argomenti importanti e tragici come il razzismo e l'apartheid (e cosa significassero la maglia e i simboli della squadra) con il giusto distacco. 
Qualche momento realmente commovente alla lettura della splendida poesia di William Ernest Henley che aveva "salvato" Mandela durante la prigionia (che si intitola appunto Invictus). 
Bravi gli attori principali (Morgan Freeman è stato perfetto nell'umanizzare Mandela e altrettanto bravo è stato Matt Damon) che hanno potuto sfoggiare un bell'accento inglese misto a afrikaans (sicuramente chi ha criticato i due avrà guardato la pellicola doppiata). Bravi anche tutti gli altri, credibili nelle scene delle partite. 
Il virtuosismo registico (senza movimenti da mal di mare), le belle inquadrature, la fotografia (soprattutto negli interni/esterni dello stadio), il montaggio asciutto e perfetto sono sicuramente i pregi di una pellicola un po' impersonale, un po' troppo dolciastra (soprattutto nei minuti finali nei quali tutti sembrano interessatissimi ed esaltati per la partita, ma con gusto a dire il vero), retorica, macchinosa e stereotipata (il rischio dei film biografici e ancora più del genere sportivo. Qui c'è una commistione delle due cose, quindi forse il risultato è fin troppo riuscito). 
Scritto sicuramente meglio di Gran Torino - pellicola sopravvalutatissima e quella sì, troppo buonista (Eastwood con l'età si sta ammorbidendo) - è godibile, ben realizzato e per niente noioso (cosa non scontata per il tema principale). 
Certo, sembra strano vedere un leader preso così da un evento sportivo, ma in questo senso fa passare bene il messaggio della ricostruzione di un Paese per mezzo dello sport. (Carina anche la colonna sonora) Comunque è da vedere. Consigliato. 


Voto: ***/***1/2












Il trailer:









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mercoledì 30 luglio 2014

Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, film suggestivo, affascinante (i paesaggi sono splendidi così come è splendida la fotografia) e triste con due protagonisti perfetti (Debra Winger e John Malkovich)

Oggi faccio uno strappo alla regola e vi posto un'altra recensione di un film che mi è piaciuto molto. Non un capolavoro ma molto affascinante. Anche questo un cult.
Mi sto riferendo a Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci.
Ecco la recensione:

 



Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) di Bernardo Bertolucci del 1990. Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett, Paul Bowles, Timothy Spall, Eric Vu-an, Amina Annabi, Philippe Morier-Genoud, Nicoletta Braschi. (132 min. ca.)
Nel 1947 due viaggiatori (si definiscono così, non "turisti") Port Moresby (Malkovich) e Kit (Winger), sua moglie, arrivano a Tangeri e viaggiano per il deserto del Sahara. Con loro c'è anche George Tunner, amico della coppia. Quest'ultimo avrà una breve avventura con Kit (mentre Port andrà con una prostituta). Port si ammalerà di tifo e morirà nel forte della legione straniera. La moglie partirà subito, da sola (dato che Tunner era stato allontanato da Port) e diventerà l'amante di un tuareg (Vu-an) che le aveva offerto ospitalità. Sarà costretta ad andarsene dalle di lui mogli. Verrà ricoverata in ospedale per disidratazione e quando, con l'aiuto dell'ambasciata, sarà ricondotta a Tangeri, dove ad aspettarla ci sarà Tunner, lei si dileguerà. Il suo futuro sarà incerto. 


























Ottimo e suggestivo film tratto dal romanzo di Paul Bowles (il narratore nella versione originale, ma che comunque appare personalmente [SPOILER] anche alla fine), con scenari mozzafiato, ambientazioni perfette quasi documentaristiche sulla vita dei nomadi e dei Tuareg del deserto (che hanno collaborato e si sono fatti riprendere senza problemi, recitando anche). 
Buona la sceneggiatura. Ottima ovviamente anche la fotografia che riesce a catturare l'essenza dei posti (le scene di nottte, con la luna e i cammelli in viaggio sono incantevoli). 
Anche la regia sonda senza timori i luoghi dei protagonisti. I tempi dilatati ma sempre molto tesi per via delle varie vicissitudini della coppia permettono di non annoiare lo spettatore ma altresì di conoinvolgerlo. 
Tanto fanno anche i protagonisti diretti benissimo: John Malkovich è il solito personaggio affascinante e ambiguo e lui riesce sempre a caratterizzarlo e a farlo suo. Debra Winger (ma non è una sorpresa) è strepitosa: da un lato fortissima, dall'altro vulnerabile: la sua è una interpretazione con molte sfumature (incredibile quando piange e implora al capezzale del marito), ma mai sopra le righe, sempre molto centrata. Inquietante il ruolo del viscido turista con madre al seguito (Bennett), interpretato da Spall. All'inizio possiamo notare anche Nicoletta Braschi in un piccolo "cameo" (fortunatamente non parla). 
Stupenda la colonna sonora con brani tradizionali ma soprattutto per il famosissimo tema portante - ancora una volta - di Ryuichi Sakamoto. 
Una pellicola che lascia senza speranza. Sia i protagonisti che i personaggi (un po' troppo stereotipati in effetti) intorno a loro non riusciranno ad essere felici. Però è ben realizzata (il finale aperto potrebbe risultare frustrante per il pubblico), molto affascinante ed emozionante.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. (Anche questo film di Bertolucci è diventato subito un cult). 


Voto: ***1/2











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